Nell’occuparci del disagio psicologico vediamo il paziente come essere umano radicato alla sua natura di organismo vivente, che risponde a logiche auto-eco-organizzantesi di ogni forma vivente (cioè a un equilibrio del vivere che tiene conto dell’interno e dell’esterno). Quando si esprime una sofferenza è perché quell’equilibrio precedente sta andando in crisi; la crisi è dunque da inquadrarsi come possibilità positiva in quanto evolutiva cui dare un senso, oltre al sintomo.Una visione che aiuta a comprendere i processi regolatori dell’essere umano nel flusso del vivere.
Abbiamo scelto come logo un albero non perfettamente dritto, ma con un’incurvatura evidente, ma che al contempo non impedisce la crescita di una folta chioma, per esprimere un aspetto teorico che ci sta molto a cuore: rappresenta il tentativo, nel nostro lavoro di proporre un approccio volto alla comprensione del senso della sofferenza, e di un determinato modo di funzionare individuale, che ha un suo senso e sue logiche da comprendere e non da correggere. Ci siamo ispirate in questo alla frase di Michele Minolli, fondatore della SIPRe (Società Italiana di Psicoanalisi della Relazione), presso la quale molte di noi si sono formate e che rappresenta una guida nel nostro agire terapeutico: “normalmente i pruni, come tutti gli alberi, sono verticali al terreno. Ma quel pruno specifico, in là con gli anni, ha il suo tronco serpeggiante per più di un metro orizzontale aderente al terreno. Eppure è vivo e vegeto e fa delle prugne squisite”.